Stornara: Leggere Dante Alighieri in Maniera Diversa? Si può, con il Docente Gargano

A cura di Salvatore Cuccia.

Si è svolto, lunedì 17 aprile, presso ilCentro Polifunzionale, a Stornara, un incontro “sui generis” su Dante Alighieri con il prof. Trifone Gargano.

“Amor, ch’a nullo amato amar perdona, /mi prese del costui piacer sì forte, /che, come vedi, ancor non m’abbandona”.

Quante volte abbiamo letto questa terzina così famosa? Quante volte questi endecasillabi sono stati presi, rimodulati, usati in testi di canzoni, poesie e dediche varie ? Infinite volte.

Vi starete chiedendo (probabilmente), leggendo queste righe, cosa c’entrino questi versi così famosi con ciò che leggerete tra poco. Molto, anzi … Tantissimo! E se vi dicessi che sotto sotto, il Sommo Vate Alighieri fosse un poeta erotico, voi ci credereste? No, probabilmente. Eppure, è così!

Spieghiamo meglio: esistono diversi modi per parlare di Dante, suscitando interesse e curiosità. Ci sono dei versi, vari a dire il vero, tra cui anche quello citato poc’anzi, che hanno anche una chiave di lettura simil – erotica. Chi lo afferma? Lo studioso di Dante, scrittore e professore dell’Università di Bari, prof.re Trifone Gargano.

Una vecchia conoscenza del pubblico stornarese. Il docente non è nuovo a Stornara. È stato invitato anche all’inaugurazione della Biblioteca scolastica che si è svolta nel mese di marzo. L’educatore è stato invitato per tenere una lectio magistralis, ossia “lezione del maestro” intorno al suo libro “Allor si mosse- Dante proibito”.

La serata si è aperta con i saluti istituzionali della Dirigente Scolastica Prof.ssa Matilde Iaccarino, la quale ha evidenziato il suo interesse nel creare una vera e propria rete culturale tra la scuola, le associazioni presenti e il territorio per una crescita sempre più ampia; sono seguìti poi i saluti del sindaco Roberto Nigro, il quale, oltre a ringraziare il pubblico presente, ha esposto anche lo stato dell’arte dell’operatività della sua amministrazione (l’approvazione del bilancio seppur in una situazione di deficit; la creazione di un unico ente autonomo che gestisca la raccolta differenziata dei Cinque Reali Siti e Cerignola, il gemellaggio con Procida, capitale della Cultura 2022, solo per citarne alcuni).

Ed infine, il saluto della vicesindaca Brigida Andreano, la quale, rivolgendosi verso Gargano, ha espresso la sua ammirazione per il modo in cui riesce a comunicare le cose con estrema facilità e divertimento. Inoltre ha evidenziato anche come sia importante fare Cultura al di là delle mura scolastiche. Inoltre, ha parlato anche del gemellaggio culturale che si creerà con Procida.

I versi analizzati da Gargano sono stati diversi. Tutti esaminati con un’ironia pungente e nel contempo riflessiva. Un vero e proprio tour culturale/arricchimento dell’anima.

Tuttavia, c’è un aspetto interessante, spiegato da Gargano, inerente proprio al Canto V: Perché Paolo e Francesca sono stati inseriti all’Inferno ? È possibile mai che per un bacio, siano finiti nel girone peccatori carnali ? Ora al di là dell’esegesi che si possa fare, al di là delle varie chiavi di lettura possibili, il vero motivo in realtà viene spiegato già nel quarto canto dell’Inferno, quando Dante Alighieri incontra i quattro poeti più importanti della letteratura classica: Omero, Orazio, Ovidio, Lucano.

Per un letterato dell’epoca, leggere qualcosa che fosse diverso dai grandi autori del passato, era considerato oltraggioso. Paolo e Francesca furono proprio questo: insolenti poiché lessero un racconto amoroso, un mito arturiano. Ecco il grande peccato che commisero.

L’appuntamento letterario è stato realizzato in collaborazione con il Comune, il patrocino dell’ARCI e l’IC “Giovanni Paolo”.

Stornara, una Biblioteca Scolastica Intitolata ai Piccoli Alina e Hristov

A cura di salvatore Cuccia.

Con un commovente ricordo si è svolta l’apertura della biblioteca comunale dedicata ai bambini rom morti nel rogo del dicembre 2021. “Chi legge, sogna. Chi impara a leggere, impara a sognare e chi sogna magari, anzi, sicuramente può pensare che in un pezzo di questo sogno possa già realizzarlo”.

Sono parole molto forti, profonde e delicate quelle pronunciate dalla dirigente scolastica Prof.ssa Matilde Iaccarino in occasione dell’inaugurazione della Biblioteca Scolastica svoltasi il 18 marzo presso l’auditorium scolastico dell’IC “Giovanni Paolo I”.

Vocaboli che ben si ricollegano all’infanzia, all’adolescenza negata ai due bimbi morti nel tragico rogo. Alina e Hristov avevano 2 e 4 anni. Erano di nazionalità bulgara. Vivevano nel campo rom, situato fuori Stornara. I due erano a letto quando la stufa artigianale utilizzata per riscaldare l’ambiente scatenò un incendio che avvolse in breve tempo la struttura.

In casa in quel momento c’erano solo i due infanti. All’epoca dei fatti, la madre ventunenne si trovava fuori casa in quel momento. Aveva lasciato i due bimbi da soli per andare in bagno. Il padre trentatreenne era invece andato a lavorare nelle campagne come ogni mattina.

Tutto ciò sollevò l’attenzione dell’opinione pubblica sul paese dei Cinque Reali Siti che ad oggi sta cercando di trovare una soluzione definitiva.

Proprio in merito a questa soluzione, intervenendo alla cerimonia, il primo cittadino Nigro ha proferito queste parole: “Con la prefettura, è nato un tavolo di emergenza per risolvere quei problemi. Adesso siamo arrivati al dunque.

Alla soluzione: togliere dalle mani della mafia, da chi ha provocato questo stato di schiavitù e ristabilire lo stato di legalità. Un campo provvisorio, significa che nel minor tempo possibile dobbiamo trovare fondi e soluzioni inclusive.

Ci saranno l’aiuto delle associazioni di Stornara, della Caritas, la protezione civile, la sorveglianza continua del campo dove è vietato delinquere a sorvegliare questa zona. Tutto sarà legalizzato.”

Oltre al sindaco Roberto Nigro, hanno partecipato all’apertura, anche la Vicesindaca Brigida Andreano, la quale nel suo discorso ha evidenziato il suo stato d’agitazione ma nel contempo anche di emozione, lo Street Artist Pietro di Cataldo, il quale ha realizzato nel medesimo paese il murales “Never invisible again” e il prof. Trifone Gargano.

In conclusione, il prof. Gargano, ha lasciato ai ragazzi e a tutti i presenti queste parole come monito per la vita. Sono le parole di un poeta, Alfonso Gatto. Le scrisse quando incontrò Fausto Coppi e volle imparare ad andare in bicicletta.

Il risultato fu un fiasco però scrisse questi lemmi: “Cadrò, cadrò sempre fino all’ultimo giorno della mia vita, ma sognando di volare”.

Stornara: Avviato il Gemellaggio tra Stornara e Procida, Inaugurato il Murales sul Municipio

A cura di Nicola di Stasio.

Alla presenza di una delegazione comunale della Capitale della Cultura 2022 si è tenuta l’inaugurazione del murales realizzato dall’artista Alessandra Carloni.

Nel corso della manifestazione si è palesata la volontà di entrambe le comunità di condividere e collaborare in àmbito culturale ed artistico.

Nel corso degli anni, infatti, Stornara è divenuta la Capitale dei Murales del Sud Italia, mentre Procida ha ottenuto il prestigioso riconoscimento di Capitale della Cultura Italiana nell’anno 2022. Il Rappresentante dello Staff di APS Stornara Life, Lino Lombardi, ha dichiarato che “Abbiamo ricambiato la visita, visto che siamo stati prima noi ospiti di Procida, e questo gemellaggio ci riempie di orgoglio e ci dà la carica giusta e necessaria per affrontare le sfide future. Oggi abbiamo tagliato insieme il nastro per inaugurare la bellissima opera realizzata dalla street artist Alessandra Carloni, è stato un momento emozionante”.

Alla cerimonia ha preso parte il Sindaco di Stornara Roberto Nigro che carico di entusiasmo ha dichiarato “è un grande onore aver ricevuto la visita della Comunità di Procida, Capitale della cultura 2022. Questa collaborazione ci porterà al gemellaggio tra due realtà diverse, ma vicine nel segno dell’arte e della cultura. Un ringraziamento speciale è doveroso farlo a Raimondo Ambrosino, Sindaco di Procida, all’assessore Leonardo Castigliola ed a tutta l’amministrazione comunale di Procida che ci hanno onorato con la loro presenza. Un ringraziamento anche a Stornara Life, anima di questo progetto importante per la crescita artistica e culturale del nostro amato paese”.

Al termine della manifestazione, la comunità stornarese ha voluto omaggiare i rappresentanti della comunità di Procida con prodotti tipici locali di varie aziende del luogo.

Stornara, L’Academy di Bartender di Lorenzo Incarnato

a cura di Salvatore Cuccia.

Christian Maspes affermò: “Passione: è la parola chiave. L’amore per qualcosa è importante, e non parlo solo di bar. È importante capire per cosa sei fatto, ed io amo questa professione. L’amore per questa professione è fondamentale. L’esperienza aiuta, ma la passione ti sostiene.”

Queste parole possiamo vederle perfettamente incarnate nella persona di Lorenzo Incarnato. Chi è Lorenzo? È un giovane bartender di Stornara, vincitore nel 2021 di una competizione di settore del Trofeo Bat e di recente anche in altre competizioni.

Questo ragazzo stornarese non si è limitato a portare in alto il nome di Stornara con la vittoria in gare di prestigio. Il suo nome è riconosciuto nella provincia di Foggia per l’apertura di un’Academy per Bartender.

Prima di passare a comprendere come sia nata quest’accademia e perché, scopriamo insieme a lui come sia nata la sua passione. Queste le parole di Incarnato: “Parto dagli albori, questa cosa l’ho scoperta strada facendo, con mio nonno che aveva un locale ad Alpignano, che si chiama tuttora “La Fornace”, prosegue ancora parlando anche dell’influenza materna: “Per memoria di DNA è ritornato nella mia vita questo lavoro poi, mia madre ha lavorato sempre in ristoranti.  Uno in particolare a Stornara, La fonte di Mosè, ristorante storico.”

Continuando, Lorenzo ha parlato anche dei suoi primi passi, “Non avendo esperienza, ho provato a fare un bando una volta, nel 2010 con il Comune di Stornara, per un’apertura, non qui ma ad Andria perché avevo la ragazza lì. Passò tutto, passò la pratica, solo che la richiesta finale, era di avere un socio; quindi, non sono riuscito a trovarlo e ho abbandonato, però sono rimasto lì. E sono andato in cerca, sono entrato nel primo pub perché volevo fare esperienza. Entrai nel pub che lavorava di più, che si chiamava James Joyce”.

E lì, giovane Incarnato, ebbe la sua folgorazione mediante le parole che il proprietario gli disse, “Proprio questo lavoro, vuoi fare ? Aspetta che ti faccio sentire una canzone”. E la canzone era “Goodbye Malinconia” di Caparezza.

Il manifesto del cantante pugliese che indica l’indole di molti giovani pugliesi ad andare via dalla propria terra per tentare fortuna altrove. Una carriera che è iniziata ad Andria, poi Barletta, Trani, Margherita di Savoia, Stornara, due anni in Germania per poi fare ritorno nella terra natia, con l’apertura, il 26 maggio del 2021, dell’Hangoover Pub, di cui quest’anno ricorrono i cinque anni.

Una sfida personale vinta come lui stesso ha ammesso. Inoltre, questa notorietà, lo ha portato anche ad essere pubblicato anche su riviste come Bartales e Bar Giornale per i successi avuti. Il giovane Incarnato percepisce che a Stornara manca qualcosa: un’Academy.

Un’accademia per giovani che vogliono specializzarsi in quest’àmbito. Queste le sue parole – “Volevo sempre creare una rete, una rete di ristoratori, o un’associazione come volete chiamarlo. Così da non pestarci i piedi e collaborare, ma cooperare anche con le mie conoscenze, per mandare qualcuno fuori paese anche ad a Roma non ci mando uno di Bari; ci mando uno di Stornara. Però non si è voluta mai fare questa cosa. Quest’anno, mi sono detto, non mi interessa, devo farlo per forza, anche perché l’Academy, oltre alla formazione, parla anche di servizio catering, di costruzione del menù, avviamento attività, stage e lavoro”.

All’attivo in questo momento Incarnato ha avuto quattro corsisti, il che per Stornara, che conta quasi seimila abitanti è tantissimo. Inoltre, Incarnato ha voluto aprire questa saggia per una crescita del territorio – “L’ho fatto anche perché voglio, dal momento che ci tengo al posto in cui vivo, il territorio e il foggiano, per quanto riguarda la ristorazione siamo molto indietro, con l’Accademy far avanzare, crescere insieme questa situazione, creare questa rete in quanto con i murales, con la via Francigena o qualsiasi altra attrattiva viene gente da fuori. Per questo è necessario che i miei allievi, le persone sappiano offrire le loro competenze.”

Alimentazione e Salute, Diete di Moda: Sono Salutari a Lungo termine ?

A cura di Federica De Finis.

Con l’arrivo della bella stagione qualcuno già pensa a come rimettersi in forma. Ed è in questi casi che la voglia di perdere peso in poco tempo e senza sforzo ci fa incappare in tutta una serie di false diete, dette anche “diete di moda”, che promettono di perdere tanto peso in poco tempo e senza sforzo, con metodi a dir poco fantasiosi e che nulla hanno a che vedere con una dieta propriamente detta.

Se facciamo un passo indietro, infatti, ci ricorderemo che il termine dieta, dal greco δίαιτα (diaita), significa stile di vita. Motivo per cui è facile capire come l’idea di seguire una dieta solo per pochi mesi, perdere qualche chilo di troppo e riprendere le vecchie abitudini alimentari, le stesse che ci hanno fatto acquisire peso, nulla ha a che vedere con un sano stile di vita, ovvero sane abitudini da seguire per tutta la vita e non solo per un periodo di tempo ristretto.

Quindi, in vista di una sana e duratura perdita di peso, affidatevi sempre ad un professionista esperto che sappia guidarvi in un percorso di cambiamento sano e duraturo.

Altra errata convinzione da abbandonare è quella secondo cui la dieta serve solo ed esclusivamente a perdere peso in vista dell’estate e non al raggiungimento del benessere psicofisico ed una migliore prospettiva di vita, quello che è invece l’obiettivo di una sana dieta elaborata secondo le esigenze di ciascun individuo. Una dieta di moda poi non vi sarà mai proposta da un professionista sanitario… e un motivo ci sarà!

Altro errore da non fare, se si vuole perdere peso, è quello di affidarsi ai consigli di una persona non esperta o di seguire “diete” trovate in giro su internet. Per non parlare dei vari ritrovati proposti spesso sui social in maniera ufficiosa e poco limpida.

Anche in questo caso non ci sono figure sanitarie dietro queste sponsorizzazioni e, anche in questo caso, lascio a voi le opportune considerazioni.

Voglio lasciarvi ora 3 semplici consigli da seguire fin da sùbito per iniziare a migliorare le vostre abitudini alimentari:

1) fate una spesa più consapevole, scegliendo il più possibile prodotti freschi e non confezionati;

2) riducete l’uso eccessivo di sale nella dieta, sostituendolo con spezie ed erbe aromatiche;

3) riducete l’uso di alimenti contenenti zuccheri semplici.

La vostra salute e il vostro girovita vi ringrazieranno! Spero che questo articolo vi sia stato utile.

Fisco, Nuovi Incrementi in Busta Paga: Decontribuzione

A cura di Daniele Zicca.

Buste paga più alte da gennaio. Con la circolare n. 7 del 24 gennaio 2023, l’Inps ha dato istruzioni riguardo l’applicazione dell’esonero contributivo del 2 e del 3%, applicabile per i gli stipendi dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, come previsto già dalla legge di Bilancio.

Lo sgravio vale per tutti i rapporti di lavoro dipendente, escludendo i rapporti di lavoro domestico, purché vengano rispettati i limiti della retribuzione mensile di 2.692 euro (ai fini della riduzione del 2%) e di 1.923 euro (ai fini della riduzione del 3%), retribuzione imponibile ai fini previdenziali.

Facendo un esempio concreto, nel caso in cui nel mese di riferimento non si oltrepassi una retribuzione imponibile ai fini previdenziali di 2.692 euro e la quota di contribuzione a carico del lavoratore sia pari al 9,19%, questa potrà essere diminuita di 2 punti percentuali, e quindi ammontare a 7,19 punti percentuali.

Nelle ipotesi in cui nel mese di riferimento la retribuzione imponibile ai fini previdenziali sia fino a 1.923 euro e la quota di contri- buzione a carico del lavoratore sia, come detto, pari al 9,19%, questa potrà essere tagliata di 3 punti percentuali, fino a 6,19 punti percentuali.

Questo avrà come effetto una busta paga più corposa. L’accertamento del rispetto della soglia reddituale sarà effettuato nel singolo mese di riferimento. Perciò nel mese di erogazione della tredicesima, la riduzione contributiva potrà avere luogo solo nell’ipotesi in cui la somma della tredicesima mensilità con la retribuzione imponibile non oltrepassi il massimale di retribuzione mensile previsto per l’applicazione della riduzione.

Storia: le Masserie Gesuitiche come Investimento di Capitali

A cura di Francesco di Corato.

Ci domandiamo: cosa spinse i Gesuiti a fare investimenti cosi cospicui in Capitanata ? I latifondi del Tavoliere erano allora dediti quasi esclusivamente alla coltivazione dei cereali (soprattutto grano, ma anche orzo e avena, con ritmi rotativi annuali ben precisi) e al pascolo invernale delle pecore che la transumanza menava lì dai pascoli estivi dall’Appennino abruzzese lungo i secolari tratturi.

Tutti questi cicli economico-fiscali erano ben regolati dalla Dogana delle Pecore di Foggia, un’istituzione che risale almeno a leggi normanne del secolo XII, modificate da Federico II nel Codice di Melfi del 1231.

Ora il periodo fra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, scrive Aurelio Lepre, «appare singolarmente favorevole agli investimenti nel campo della coltivazione del grano. Non conosciamo le ragioni di questo fenomeno, ma può darsi che tra esse ci sia un alto prezzo del grano a Napoli, che in quegli anni conosce un notevole sviluppo demografico»: sappiamo infatti che tra il 1600 e il 1650 balzò dai 300.000 ai 450.000 abitanti, divenendo la seconda metropoli europea dopo Parigi, più popolata di qualsiasi città italiana e della stessa capitale Madrid.

I Padri impegnarono notevoli somme non solo per l’acquisto dei terreni, ma anche per riattare gli edifici e procurare le attrezzature. «Intorno ad un complesso importante come quello dei Gesuiti si creava un grosso movimento di denaro (an che cinquantamila ducati fanno di spese) che dava vita ad un certo movimento commerciale all’esterno della masseria stessa che, di conseguenza, veniva a costituire un’unità economica assai meno chiusa di un’azienda feudale.

L’acquisto di attrezzi, di bestiame, di vino, dava respiro ai mercati vicini, ed anche lontani, oltreché procurare lavoro a gruppi di fabbri, falegnami, cordai, sellari ed altri artigiani». Così ancora il Lepre, che continua elencando, a mo’ di esempio, le spese fatte nel corso dell’anno 1624-25, ammontanti a 34.476 ducati.

Quale il reddito del complesso delle tenute ? Il rationale Domenico Giannoccoli, che nel 1768 stese con accuratezza lo Stato delle rendite e pesi pubblicato da Carolina Belli e sopra più volte citato, dedotte le spese prevede una rendita netta di Ducati 46.926,4530.

Ma i documenti ci dicono, e gli autori citati lo rilevano, che non tutte le annate agrarie furono felici; anzi, dopo poche annate favorevoli, il prezzo del grano crollò; «nel 1614 siamo in piena crisi»; «I Gesuiti non erano buoni agricoltori (…). Per poter arare bene tanta terra «nei 1616 i Gesuiti presero in esame l’opportunità di vendere tutto».

Non sembrava infatti economicamente corretto tenere impegnati cosi grossi capitali con poco ricavo; in complesso, però, notando alcuni che «gli inizi sono sempre difficili e le masserie avevano pur fruttato il 5-6%», si decise di restare in Puglia.

Altro giudizio dà Addolorata Sinisi nello studio già citato: «I Gesuiti non erano buoni agricoltori…). Per poter arare bene tanta terra sarebbero stati necessari, secondo il costume di Puglia, 30 buoi per ogni centinaio di versure, cioè 960 animali.

Invece complessivamente i Gesuiti ne tenevano 722, dei quali diversi erano inadatti alla fatìca per vecchiaia. L’aratura, quindi, era superficiale: il prodotto, di conseguenza, scarso».

Un Seme della Legalità Piantato per le Generazioni Future. Si E’ Svolta la Piantumazione dell’Albero di Falcone presso l’IC “Sandro Pertini” di Orta Nova

A cura di Salvatore Cuccia.

Un giorno Falcone disse: “Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole. Se dovessimo dare credito ai discorsi saremmo tutti bravi e irreprensibili.” Queste parole sono presenti anche nella locandina che l’I.C. “Sandro Pertini” ha realizzato per la piantumazione avvenuta il 28 – nel medesimo istituto.

L’evento ha visto la partecipazione della prof.ssa Tarantino che ha fatto le veci della dirigente U.S.T. di Foggia, la prof.ssa Maria Aida Tatiana Episcopo, la Dirigente Scolastica, prof.ssa Teresa Mazzamurro, il Comandante dei Carabinieri di Margherita di Savoia, il dott. Ruggiero Matera, la prof.ssa Nilde Antonella Di Benedetto, Don Donato Allegretti per la benedizione delle piante, l’ex-sindaca, avv. Maria Rosaria Calvio, ed infine, l’assessore per gli Affari generali – Personale – Cultura e Patrimonio Francesco Pio Grillo in rappresentanza del sindaco Lasorsa e le classi coinvolte.

Ciascuno di loro è intervenuto con dei discorsi, semplici ma diretti, al cuore dei bambini. Facciamo un piccolo preambolo: Cos’è una piantumazione? E soprattutto cosa c’entra l’I.C. “Sandro Pertini” con Falcone ?Rispondiamo a questi due quesiti. Piantumazione: S. f. [der. di piantumare]. – L’operazione di mettere a dimora giovani piante arboree, in viali e giardini.

Il che ci collega direttamente con l’altra domanda posta all’inizio del capoverso. L’Istituto Comprensivo “Sandro Pertini” di Orta Nova è tra i 900 istituti che hanno aderito al brillante progetto, promosso dal Ministero della Transizione Ecologica e dagli Educatori Ambientali, del Nucleo Carabinieri, dell’Organizzazione speciale a tutela della Biodiversità, “Un albero per il futuro”, divenendo così parte della centunesima riserva naturale “diffusa”. Questo progetto dalla valenza triennale ha consentito agli alunni di seguire un percorso educativo che ha fatto “germogliare” in loro i valori della legalità, del rispetto dell’ambiente e della salvaguardia della natura.

Il luogo dove vengono riprodotti i semi di questi alberi è un laboratorio dell’Arma dei carabinieri. Esso si trova a Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo, dove è presente la banca del seme, la Banca della biodiversità.

Quali sono state le piante donate dai Carabinieri e poi piantate dai ragazzi ? Risponde, così, il Comandante dei Carabinieri Matera “Un’esemplare che vive in Sardegna. Si chiama sughera e un’esemplare, invece che vive nel nostro territorio pugliese e si chiama Leccio”.

E ancora “Invece quest’albero senza foglie è una specie che perde le foglie durante l’inverno. Si chiamano latifoglie caduche”. Infine, parlando dell’albero di Falcone, la Ficus macrophylla, una pianta molto rara, Matera dice: “Quest’albero proviene dalla baia di Moreton, in Australia. È originario di quelle zone, ma noi l’abbiamo prelevato a Palermo dov’è arrivato nei primi anni dell’Ottocento. L’abbiamo definito l’albero di Falcone, ragazzi perché cresce in Sicilia in una via che si chiama Via Notarbartolo, dove un uomo che si è battuto per difendere la legalità purtroppo il 23 maggio del 92 è stato ucciso dalla criminalità mafiosa; questo giudice si è battuto per difendere i princìpi della nostra Costituzione, cioè la legge madre che sovraintende a tutte le nostre vite, i diritti e i doveri. Le nostre attività quotidiane, le nostre regole. Bene quest’uomo, purtroppo non ce l’ha fatta. È stato colpito dalla mafia, allora noi per poter diffondere i suoi princìpi, i suoi valori, abbiamo deciso di raccogliere un rametto dell’albero che cresce nei pressi della sua dimora, simbolo di giustizia. Si chiama macro perché può raggiungere i 20 metri”.

Alla fine della piantumazione si è svolta poi la seconda parte dedicata alla lettura di alcune poesie e brani da parte dei ragazzi coinvolti in questo progetto ! Un piccolo seme che piantato darà alla luce degli splendidi fiori di luce, di legalità e di speranza di cambiamento per Orta Nova e il futuro.

8 marzo: la Donna. Le Celebrazioni dell’Unitré

Di Valeria Pagone.

Come ogni anno l’8 marzo si celebra la Festa internazionale della donna, per ricordare tutte le conquiste in àmbito economico, politico e culturale che sono state raggiunte dalle donne e allo stesso tempo non dimenticare le discriminazioni e le violenze che vengono perpetrate sovente a loro carico.

Nonostante le donne negli anni abbiano raggiunto traguardi importanti in tutti i campi possibili, in ogni parte del mondo si verifica ancora il fenomeno dilagante della violenza di genere, che comprende tutte le violenze: da quella psicologica, fisica a quella sessuale, dallo stalking, cioè l’insieme di quegli atti persecutori che tendono a limitare o cambiare del tutto lo stile di vita della vittima in questione, fino ad arrivare all’epilogo più triste, quale il femminicidio.

Vorrei dedicare a noi donne tutte, qualche riga, parole che mi giungono spontanee e sincere: “Donne, inconsapevolmente forti nel tempo che ci coglie impreparate dal dover reagire a tante ingiustizie ed al dolore. Donne che cercano spesso una carezza al posto di quegli schiaffi, che vengono dati loro dalla vita e non solo, dagli uomini che troppo spesso non sono tali.

Donne affamate di libertà e indipendenza, gridano così forte da udirne un’eco tanto infinito, da non riuscire a zittirlo: violentate, picchiate, insultate, deturpate in volto e nell’animo, sottovalutate troppo e troppo spesso, non trovano modo alcuno che di soccombere a tali soprusi, pensando sia la strada più sicura da seguire per non dover ancora sopportare la derisione e l’intolleranza di chi crede che la colpa sia solo la loro.

Donne, mogli, mamme fragili che cercano di proteggersi come meglio possono, con gli strumenti che possiedono, tollerano tutto per amore della famiglia e si illudono di essere protette dai propri affetti, ma si ritrovano sole avvolte da una bolla di omertà, soffocate da costrizioni inutili, mentre chi gli fa del male è proprio colui che amano.

Donne accusate di essere il problema principale di ciò che gli accade, e perciò obbligate ad abbassare la testa verso tutto il male che sono portate a sopportare.

Donne assassinate brutalmente ogni giorno rimangono nel nostro immaginario come povere vittime di un modo di pensare del tutto sbagliato dal principio, mentre non c’è spiegazione, motivazione e responsabilità alcuna, che giustifichi tali comportamenti.

Donne, donne e ancora donne, donne con tutto ciò che comporta tale condizione, sensibili e delicati esseri viventi che cercano il proprio spazio ed esigono un po’ di rispetto, in questo luogo a volte tanto ostile con loro: la vita; quella che loro stesse donano ai propri figli, la vita che gli spetta di diritto e che troppo spesso viene loro rubata, in nome di un amore fasullo e del tutto inesistente.”

In questo 8 marzo, giorno dedicato alla donna, si leggono titoli di giornale, si creano trasmissioni televisive, si odono inni e si compiono gesti in onore di donne da ricordare: donne che sono state grandi pioniere nei propri settori, donne forti che hanno combattuto in passato contro le disuguaglianze, perdendo spesso la vita, … Donne… Donne… tutte le donne semplici che ogni giorno vivono di quotidianità ma non dimenticano mai di essere speciali.

Noi del gruppo corale dell’UNITRE, guidati dalle insegnanti Loredana Maffei ed Adriana Torraco abbiamo voluto omaggiare le donne e ricordarne il valore, suonando e cantando una delle più belle e simboliche canzoni del pa norama musicale italiano: “Quello che le donne non dicono “ di Fiorella Mannoia, per sottolineare le innumerevoli sfaccettature della complessità dell’animo femminile.

Tutto dinanzi a paia di scarpette rosse adagiate sull’asfalto, rifacendoci al simbolismo usato nell’installazione artistica di Elina Chauvet che volle così ricordare le migliaia di donne scomparse ed uccise in Messico. Serata conclusasi, la nostra, con il gentile pensiero del presidente Annito di Pietro, che ha donato a tutte le donne presenti un ramoscello di mimosa, fiore simbolo di questa giornata.

La festa della donna, giorno in cui tutte le donne vengono celebrate e punto di partenza perché in ogni nuovo anno si raggiungano traguardi sempre maggiori verso una parità di genere totale e permanente, senza più atteggiamenti ed azioni che inducano a pensare che i diritti non siano universali e condivisibili.

Storia: Ciro del Vento, Eroe Ortese dal Cuore d’oro e dalle Piume al Vento

A cura di Francesco di Corato.

Generoso, di buona compagnia, lavoratore instancabile e scrupoloso capomastro edile. Così viene ricordato a Orta Nova parenti, amici e dalle persone anziane che l’hanno conosciuto; coraggioso per natura, altruista per istinto era tenuto in massima considerazione da superiori e commilitoni come sottufficiale dei Bersaglieri durante l’ultimo conflitto mondiale (1940/1945) in cui fu decorato due volte al Valore Militare.

La prima, nel 1941, con Medaglia di Bronzo, la seconda, con una di Argento. Entrambe in Africa Settentrionale, entrambe per soccorrere chi stava in pericolo. Infatti nella motivazione (riportata a parte) con cui gli fu concessa la Medaglia di Bronzo si legge (tra l’altro): «accorso con la propria squadra per disimpegnare da critica situazione gli uomini di un gruppo di assalto, muoveva per primo decisamente all’attacco di un nido di mitragliatrici.

Esempio di grande coraggio e cameratismo». La Medaglia d’Argento se la guadagnò un anno dopo per aver salvato la vita a un bimbo di pochi mesi che insieme a lui viaggiava con la madre su un aereo italiano partito da Tobruk (Africa settentrionale) e diretto in Italia, abbattuto da aerei inglesi e precipitato in mare.

Il Fatto

Novembre del 1942, aeroporto di Tripoli. Su un aereo Italiano stanno per partire una decina di passeggeri, tra i quali la signora Guerrini Godignani con i figlioletti Donatella di 3 anni e Mauro di 16 mesi, il sergente maggiore dei bersaglieri di 24 anni di ritorno in Italia in licenza matrimoniale.

Di lì a qualche settimana avrebbe dovuto sposare a Orta Nova Vincenza Todisco. Prima della partenza, Carlo Guerrini, che resta a Tripoli per motivi di lavoro, prega il militare ortese di «dare uno sguardo» alla sua famiglia durante il viaggio in aereo.

Purtroppo il velivolo italiano ha da poco lasciato la costa nord-africana, quando viene attaccato e abbattuto da caccia nemici. Unico superstite Ciro Del Vento il quale, qualche istante prima che l’aereo precipitasse, era riuscito ad afferrare Mauro tra le braccia e, facendogli scudo con il proprio corpo, riuscì a salvarlo.

Quindi, nuotando per diverse ore, stremato, raggiunse la riva tunisina dove venne soccorso da una pattuglia di soldati francesi. Rientrato a Orta Nova, Ciro Del Vento e la fidanzata Vincenza Todisco decidono, una volta sposati di adottare il piccolo Mauro di cui non conoscevano però il cognome.

Il padre, intanto, attraverso le scarne notizie raccolte dai vari comandi militari, appena saputo dell’abbattimento dell’aereo su cui viaggiavano la moglie con Donatella e Mauro, rintracciò Ciro Del Vento a Orta Nova riprendendo con sé il figlioletto.

Da allora Mauro è venuto a Orta Nova quando aveva 18 anni. Il giovane triestino in quella occasione, sfogliando una rivista del tempo, «Illustrazione del Popolo», che ricordava, con una tavola di Beltrame, l’episodio di cui era stato protagonista Ciro Del Vento, aveva voluto conoscerlo di persona.

Dopo mezzo secolo dal salvataggio, Mauro tornò di nuovo a Orta Nova, quasi per sciogliere un voto con i parenti di Ciro e attestare pubblicamente ai cittadini di Orta Nova la sua riconoscenza nei riguardi di un loro compaesano ed in quella occasione la signora Del Vento donò a Mauro il cappello piumato che fu di suo marito.