Musica, del kazako Dimash Kudaibergen la Voce più Completa del Mondo

Dimash Kudaibergen. Nato a Aqtöbe (Kazakistan) il 24 Maggio 1994 è un giovane cantautore e polistrumentista famoso per la sua straordinaria voce. Per certi versi, ricorda Farinelli, “il Dio del Belcanto”, la cui estensione andava dal La2 al Do5. Quella del giovane kazako comprende 8 ottave e 1 nota. Con un’estensione  vocale che inizia da C2 in “The love of tired swans”) e arriva a D8, detta la “fischio di delfino” in “Drunken Concubine“).

Raggiunge insomma tutti i registri vocali esistenti, dalle note di basso alle note di fondo del baritono registro e, a salire, i vari registri di tenore, controtenore e i più alti tipici femminili di sopranista. Supera per intenderci Mariah Carey Infine, la chicca: il registro di fischio D8, una nota che non esiste nel pianoforte e che assomiglia molto a un ultrasuono.

Chi lo sente cantare per la prima volta, non può non rimanere sconvolto dalla sua padronanza della tecnica e dalla straordinaria fluidità esecutoria.  Verrebbe da chiedergli: “Da quale Pianeta vieni ?” La sua voce non ha né spazio, né tempo, diventa l’archetipo stesso del Big Bang primordiale. La sua intonazione è pura, il trillo splendido, il petto straordinariamente potente nel controllo del fiato e la gola così agile, da eseguire gli intervalli più ampi velocemente, con la massima facilità e sicurezza. I passaggi spezzati, come pure ogni altro genere di melisma non presentano alcuna difficoltà per lui.

Raccontiamo un piccolo aneddoto per capire la portata del talento naturale di Dimash. Nel film “ Il quinto elemento” di Luc Besson (1997), venne eseguita un’aria musicale tratta dalla Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti. Parte dell’aria fu eseguita con una voce sintetica creata al computer, poiché non si riusciva a trovare una voce umana in grado di padroneggiare una tale estensione. In sèguito, la stessa è stata interpretata da Dimash, ovviamente senza l’ausilio della tecnologia.

Ascoltando Dimash, dalle note sussurrate, all’esplosione energetica degli acuti, limpidi e modulati, perfettamente padroneggiati dalla tecnica e da un evidente dono naturale, si ha l’impressione di trovarsi davanti a una creatura soprannaturale. O all’incarnazione stessa della Musica. “Se aprissero il mio cuore vedrebbero musica, se aprissero la mia mente incontrerebbero di nuovo solo musica”, ha dichiarato una volta Dimash. E la cosa non ci sorprende affatto.

E ppi, non dimentichiamo il suo cavallo di battaglia: “Sos d’un térrien en détresse”. Questo è forse uno dei pezzi più significativi dell’artista kazako. L’interpretazione di Dimash? Da sùbito emerge il carattere di una vocalità che non pone limiti. La prima nota, emessa con delicatezza, viene rafforzata fino a raggiungere un volume incredibile, sostenuto da arcate di fiato pazzesche. Poi, con la stessa padronanza, la voce diminuisce fino a divenire un soffio. Oltre a un virtuosismo declinato in vocalizzi, scale vorticose e sbalzi di ottava, c’è molto di più: mimica, teatralità, presenza scenica ed emotività ci lasciano senza fiato, in estasi, rapiti, incantati.

Le tournée di Dimash si svolgono praticamente in ogni angolo del Pianeta, alla Coca-Cola Arena di Dubai, tanto per citare un evento. In Italia, patria del “Bel Canto“, non ci sono date. Difficile ascoltarlo in radio o vederlo in Tv. Del resto, lavorare per un’etichetta indipendente è un limite e le multinazionali del settore non è che aiutino molto. Dietro alla composizione, alla produzione, all’organizzazione, alla scelta delle splendide suggestioni visive degli eventi, non ci sono nomi altisonanti. Il fenomeno Dimash è frutto di un lavoro “in famiglia”. Kanat Kudaibergenuly Aitbayev e Svetlana Aitbayeva, cantanti molto famosi in patria, nonché genitori del giovane, sono gli artefici principali. I genitori e la nonna Miua, sono tra l’altro sempre presenti durante i concerti.

Dimash è anche polistrumentista, sapendo suonare almeno 6 strumenti musicali diversi, e canta in dodici lingue diverse. Oltre alla lingua madre, il kazako, canta in russo, mandarino, inglese, francese, ucraino, Italiano, dialetto siciliano, turco, kirghiso, tedesco e spagnolo. L’artista parla inoltre kazako, russo e studia inglese e mandarino.

Il paroliere giapponese Goro Matsui, ha ammesso di essersi emozionato dopo averlo sentito interpretare la sua composizione “Ikanaide” al Giubileo del Tokyo Jazz Festival, nel 2021. Come accennato, Dimash è anche polistrumentista. Suona il pianoforte, la batteria lo xilofono e il dombra (strumento musicale étnico kazako antico, un liuto tradizionale dal collo lungo con sole due corde). I fan italiani, chiamati “Dears” lo seguono ovunque. La speranza è di poterlo portare in Italia. Ci riusciranno ?

Cimitero Foggia, in Arrivo Nuovi 7.000 Loculi

ll Comune di Foggia ha rischiato seriamente di trovarsi nelle condizioni di alcuni grandi centri italiani, che non riescono a seppellire i loro morti per mancanza di spazi cimiteriali adeguati. Già da diverso tempo la società che gestisce il camposanto, la PRC, lavorava con la liberazione dei vecchi loculi per la tumulazione dei nuovi defunti da un lato e con la costruzione di cappelle gentilizie dall’altro. 

Ma stava andando già quasi in affanno, considerando la media di tre morti al giorno. È per questo che nei mesi scorsi la commissione straordinaria del Comune sciolto per infiltrazioni mafiose ha incaricato una società per verificare la possibilità di ampliare il cimitero.

Ebbene, dalla relazione tecnica di accompagnamento si evince che la proposta è affermativa e contempla la realizzazione di nuovi edifici funerari, con l’introduzione di una nuova tipologia costruttiva del tipo “a galleria”, costituita da blocchi edilizi modulari su due piani (piano terra e piano primo) con doppio corridoio interno, posti in successione a costituire autonomi lotti di attuazione serviti ognuno da un apposito corpo edilizio di collegamento verticale, ossia con la scala e ascensore. 

Tali edifici ospiteranno nuovi loculi per tumulazione, a significativo incremento dell’attuale disponibilità registrata nell’ambito della struttura cimiteriale esistente; una disponibilità, che spiegano gli uffici nell’atto comunale, “non è in grado di soddisfare la domanda stimata per le prossime annualità di esercizio del servizio cimiteriale comunale”.

Ma dove saranno realizzati? Il Comune di Foggia ha deciso di approvare la variante con modifica della zonizzazione da verde pubblico a zone a manufatti funerari. In sostanza le gallerie di loculi saranno realizzate nelle estese aiuole presenti oggi nell’area nuova del cimitero, ampliato nelle amministrazioni Mongelli e Landella.

In particolare nel contratto di concessione sottoscritto il 28 luglio 2011 con Progetto Finanza Capitanata di Trisciuoglio e Insalata era stata prevista la realizzazione di un totale di 6.544 loculi comunali, laddove invece i loculi comunali da realizzare secondo le previsioni di PRC, contenuti negli edifici funerari comunali, erano 12.920.

Prima della sottoscrizione della convenzione con la concessionaria, il Comune di Foggia aveva già realizzato con mezzi propri alcuni edifici funerari comunali per complessivi 4.352 loculi, mentre dal 2011 ad oggi la concessionaria, a decorrere dalla data di validità del contratto di concessione, ha realizzato per intero i loculi comunali ad essa assegnati per un totale 6.672 loculi.

La proposta progettuale attuale prevede un numero complessivo di nuovi loculi per tumulazione pari a 7.104, un dimensionamento che risulta in grado di soddisfare la domanda stimata per un arco temporale commisurato ai prossimi 10 anni. Pericolo scampato insomma. Roma è lontana.

(Source: Imm.Net)

Rifiuti Cerignola e 5 Reali Siti, Sbloccato l’Impianto dopo 5 Anni

“Adesso sappiamo quanto ci sono costate le infiltrazioni mafiose e quanto si guadagna in legalità: il prezzo pagato dalla comunità cerignolana sui rifiuti gestiti dall’amministrazione sciolta per mafia è di 7.6 milioni di euro, importo nato in seguito allo scientifico fallimento di Sia srl; con questa Amministrazione, invece, gli impianti di SIA srl tornano nella disponibilità del Consorzio e quindi possiamo programmare una riduzione drastica della Tari dopo gli aumenti spropositati imposti dal duo Metta-Pezzano”.

Il sindaco di Cerignola, Francesco Bonito, annuncia in conferenza stampa il decommissariamento degli impianti Forcone Cafiero da parte della Regione Puglia, che permetterà al Consorzio di programmare una nuova strategia dei rifiuti nel Basso Tavoliere e di intervenire, nel medio termine, su una massiccia riduzione della tassa sull’immondizia. 

“Con provvedimento del 2 maggio scorso – spiega Bonito- il Tribunale di Foggia ha quantificato in 7.6 milioni di euro i debiti che il nostro Comune ha verso la decotta SIA srl: un importo che per quasi un milione di euro si sostanzia in fatture che lo stesso ente deve pagare all’avvocato Venditti, il quale si autodefinisce ‘collaboratore dello studio legale Metta’, e al quale negli anni della gestione degli amministratori sciolti per mafia sono stati affidati incarichi di importi monstre, oltretutto inutili, e che oggi gravano sui cittadini cerignolani”. 

“Non permetteremo che queste spese pazze operate da Metta ricadano sui cerignolani e – aggiunge il sindaco – faremo opposizione al provvedimento. Annoto, al contempo, la gestione folle di una società che, per quanto problematica, è stata fatta fallire in tempi record o quantomeno anomali e su cui spero che la Magistratura possa esercitare il suo controllo”. “Adesso, per il fallimento di SIA srl voluto da Metta, il Comune di Cerignola deve pagare 7.6 milioni di euro. La nostra strategia difensiva va nella direzione della tutela dei legittimi interessi dei cittadini, su cui è ricaduta l’incapacità e la spregiudicatezza degli ex amministratori”, sottolinea Bonito. 

“Inoltre, il presidente Michele Emiliano – rimarca il primo cittadino – mi ha informato del decommissariamento degli impianti di SIA, che quindi ora, dopo 5 anni, tornano nella disponibilità di Cerignola e dei Reali Siti: con gli impianti ‘in casa’ potremo pianificare nuove strategie per abbassare notevolmente la TARI che Metta e Pezzano, nella sola Cerignola, hanno innalzato del +19% e +36% in appena due anni”. Nel frattempo avanzano spedite le procedure per giungere ad un gestore unico per la raccolta dell’immondizia nei Comuni di Cerignola e dei Reali Siti “ed entro un mese contiamo di pubblicare il bando”.  

“Il decommissariamento significa nei fatti poter ritornare ad una tassazione equa e significa soprattutto voltare pagina rispetto ai danni prodotti da chi, come ha recitato il Presidente della Repubblica, ha agevolato il proliferare degli interessi mafiosi nella mia Città”, conclude il sindaco di Cerignola Francesco Bonito.

(Source: Immediato.Net)

Foggia, i Campi Diomedei Aperti da Agosto 2023 ?

La storia infinita dei Campi Diomedei si avvia (forse) a conclusione. C’è una data per la fine dei lavori: 19 agosto 2023. E’ quella comparsa di recente sul cartellone dei lavori del cantiere e lo rende noto il coordinamento delle associazioni e dei cittadini per la rinascita della città di Foggia.

A cinque anni dall’inizio dei lavori (era febbraio del 2018), finalmente la città di Foggia potrà avere il suo parco urbano.

Situato nell’area dell’ex ippodromo, è stato oggetto di un progetto da 7 milioni e 750mila euro di cui 2 milioni e mezzo con finanziamento della Regione Puglia e 5milioni e 250mila euro con cofinanziamento comunale.

Con la sua restituzione alla città, dalla prossima estate i foggiani non solo potranno contare su un nuovo e più grande ‘polmone verde’, ma potranno tornare a fruire del patrimonio archeologico lì custodito.

Nel 2019 una campagna di scavi ha portato alla luce un villaggio neolitico di quasi duemila metri quadrati risalente al seimila avanti Cristo.

(Fonte: FG Today)

Cinque Reali Siti, eletta la Stornarese Simona Lafaenza, Prima Presidentessa in Aiga Foggia

A cura di Salvatore Cuccia.

Si è svolta l’assemblea della sezione di Foggia dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati, che si è riunita per il rinnovo delle cariche del consiglio direttivo: “È motivo di grande onore e di estremo orgoglio assumere la presidenza della sezione Aiga di Foggia, un’associazione che da sempre rappresenta e tutela le istanze di tutti i giovani avvocati e che costituisce altresì, ormai da anni, un punto di riferimento per l’intera avvocatura locale” ha commentato la neo-presidentessa Lafaenza.”

Il giorno 10 febbraio 2023 si è svolta l’assemblea dell’A.I.G.A, ovvero l’Associazione Italiana Giovani Avvocati, della sezione di Foggia. La già menzionata adunata ha portato alla nomina della stornarese Simona Lafaenza, come direttrice della medesima associazione.

Lafaenza, 35enne originaria di Stornara, è un’avvocatessa civilista, facente parte dello studio legale di Gianpaolo
Impagnatiello. L’avvocatessa ha proseguito, dicendo:“Continueremo, naturalmente, nella stretta collaborazione con il nostro Consiglio dell’Ordine su tutti i fronti possibili, potendo contare su un’importante presenza di consiglieri dell’Ordine proveniente dalla nostra Associazione ma soprattutto sulla reciproca e solida stima e amicizia del presidente Ursitti e del Consiglio tutto.”

In merito all’allargamento della base associativa e ai corsi di specializzazione, Lafaenza si è espressa così: “Incentreremo il prossimo biennio su una maggiore offerta di corsi di alta specializzazione, oltre che sulla classica attività convegnistica, certi che il futuro dell’avvocatura, soprattutto quella più giovane, passi dal raggiungimento di un alto livello di specializzazione delle competenze”.

E ancora, “Punteremo inoltre ad allargare la nostra base associativa, cercando di assicurare la presenza di Aiga anche fuori dai confini foggiani. Obiettivo già portato avanti negli ultimi anni e che, non a caso vede, per la prima volta un Ufficio di Presidenza composto da colleghi provenienti da tutte le aree della provincia, segno che l’Aiga Foggia è sempre più presente in tutto il territorio del Foro.

Per di più presteremo particolare attenzione anche ai praticanti avvocati, per facilitare il loro approccio al mondo della professione, i quali potranno contare sull’istituzione della Consulta dei Praticanti, dedicata anche a livello
nazionale alla nostra amica e socia Camilla di Pumpo, il cui ricordo, la cui passione ed entusiasmo dovranno continuare ad ispirare le prossime generazioni di giovani avvocati”.

ùIl nuovo direttivo guidato dall’avvocatessa Lafaenza, per il biennio
2023/25, sarà così composto:
PRESIDENTE Simona Lafaenza, I VICE Vincenzo Palmieri, II VICE Savino Bonito, SEGRETARIO Vincenzo Santomarco, TESORIERE Maria Antonietta Merlicco, CONSIGLIERI DI SEZIONE Alessia Cifaldi, Alessia Postiglione, Antonio Pedarra, Dario Balsamo, Fabrizia Apicella, Guido di Paolo, Luigi Sauro, Marco Buccarella, Valeria Pellegrini, CONSIGLIERI NAZIONALI Mario Aiezza e Luigi Iannarelli, COORDINATORI
AREE EX TRIB. E SEDI DISTACCATE Leda Gualano (Apricena), Francesca Marino (Cerignola), Gianluca Palumbo (Lucera), Alessandra Muscatiello (Manfredonia), Francesco Ricucci (Rodi Garganico), Gaspare Venditti (San Severo). Per il COMITATO SCIENTIFICO Dario Balsamo, Adriana Ciafardoni, Giorgio Rago, Marco Buccarella, Maurizio Cerase, CONSIGLIERI SUPPLENTI Federica Giannini, Marzia Puzio, Rosa Prudente, Luca Gaudiosi, CONSULTA DEI PRATICANTI Marianna Cirino Coordinatore, Giovanni Pisciotti, Silvia Savino
e Antonio La Torre.

Alimentazione, la Giornata Mondiale della Pizza

A cura di Salvatore Cuccia.

“Se c’è un piatto universale, quello non è l’hamburger bensì la pizza, perché silimita a una base comune – l’impasto – sul quale ciascuno può disporre, organizzare ed esprimere la sua differenza (Attali)”. Ingredienti semplici e di qualità, espressione della tradizione mediterranea più profonda, da cui provengono acqua, farina, lievito e olio, che si uniscono per dare vita a un’eccellenza gastronomica italiana celebrata e, soprattutto, mangiata in tutto il mondo.

La vogliamo rossa, oppure bianca. Alta, bassa, capricciosa, diavola, marinara e chi più ne ha più ne metta, senza dimenticare l’unica e inimitabile, la Regina, uno dei simboli della tradizione culinaria italiana: la pizza napoletana, che ha conquistato i palati di tutto il mondo e regalato momenti di gusto senza tempo.

Come avrete facilmente intuito attraverso queste parole, stiamo parlando nientepopodimeno che della pizza!
E a questo piatto famoso in tutto il mondo è stata dedicata una giornata, esattamente il 17 gennaio! Perché proprio in questo giorno?

La scelta della data non è casuale, ma è dovuta a un’antica usanza, tutta napoletana: sembra che in tale data i pizzaioli napoletani chiudessero le loro attività, concedendosi un giorno di riposo, per riunirsi e accendere un falò di ringraziamento per il loro santo protettore, Sant’Antonio Abate.

Tuttavia, suddetta celebrazione della Giornata Mondiale della Pizza, è nata grazie a un’iniziativa della Associazione Verace Pizza Napoletana e di altre realtà del settore, in concomitanza con la sua proclamazione a Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco, per renderle omaggio e per tutelare un alimento che è un vero e proprio fiore all’occhiello della gastronomia italiana. Dov’è nata questa pietanza amata in ogni angolo della terra?

Facciamo un balzo, indietro nel tempo, più precisamente, in epoca preistorica, durante il Neolitico, in cui abbiamo la prima versione rudimentale della pizza. Pensate che, con la nascita dell’agricoltura, si iniziarono a cuocere sulla pietra degli impasti di cereali tostati o di pane azzimo, privi di lievitazione.

Nondimeno, gli amanti della vera pizza napoletana, morbida, fragrante e dal bordo rialzato, avrebbero però storto il naso assaggiando la prima variante neolitica, esattamente come non avrebbero riconosciuto le prime pite preparate dagli antichi greci: un pane appiattito a cui venivano aggiunti aromi, come la cipolla e l’aglio.

Nel corso dei secoli sono emerse altre leggende alternative: si narra infatti che il re dei persiani, Dario il Grande,
avesse l’abitudine di cuocere una sorta di pane piatto, farcito con formaggio e datteri, che forse oggi verrebbe
paragonato alla versione della pizza americana con l’ananas.

Ripercorrendo ancora la lunga storia di questo alimento, sono giunte no ai nostri giorni notizie risalenti alla fine del ’500, in cui era diffusa la “mastunicola”, una versione napoletana preparata con strutto, pepe, formaggio e foglie di basilico, alla quale si è poi aggiunta la variante con “cecinelli”, preparata con il pesce.

L’unione tra l’impasto a base di farina e il pomodoro avviene, invece, a metà del ’700, nel Regno di Napoli: l’antica focaccia di origine popolare, che conquistava il palato di ogni classe sociale, iniziò a essere venduta dai fornai del Regno e consumata per strada, dando vita ad uno dei primi esempi di street food.

La chiave di volta, che cambierà per sempre la sua storia, è il mese di giugno del 1889 con l’invenzione ufficiale della pizza, preparata dal cuoco Raffaele Esposito in onore di Margherita di Savoia, la Regina d’Italia: non a
caso i condimenti utilizzati, il pomodoro, la mozzarella e il basilico, rappresentano i colori della bandiera italiana.

Come detto precedentemente, erano già presenti in quel periodo alcune ricette della cultura gastronomica napoletana, come le varianti condite con formaggio, strutto e pomodoro; si racconta anche che il celebre cuoco abbia realizzato tre ricette classiche della cucina partenopea, tra cui la marinara e la mastunicola, mettendo a tavola anche la Pizza Margherita che oggi noi tutti conosciamo.

Da allora fu un successo planetario e, da fenomeno locale, le pizzerie si diffusero in ogni parte del globo, grazie anche ai migranti italiani che dal Meridione portarono un assaggio delle loro origini in nuovi continenti. Il più esemplare dei cibi italiani si diffuse infatti tra le strade delle grandi metropoli degli Stati Uniti, come Chicago
e New York, dove in pochi anni sbocciarono i primi locali dedicati.

Le prime versioni non prevedevano la mozzarella, difficile da reperire, ma formaggi locali. È invece con il boom economico del dopoguerra, quando intere famiglie del Sud Italia iniziarono ad emigrare verso il Nord del paese, che nacquero le prime pizzerie per i compaesani emigrati e per la gente del posto. Ed è ancora oggi uno dei cibi più prediletti e amati da grandi e bambini, senza limiti di tempo.

Memoria Storica, Ricordando le Foibe

A cura di Annito di Pietro.

Il giorno 10 febbraio alle ore 19.00, presso la Parrocchia BVM dell’Altomare, è stata celebrata una santa messa a ricordo delle vittime delle Foibe. Presenti autorità civili e militari, oltre alle associazioni del territorio.

L’assessore del Comune di Orta Nova, la dott.ssa Dora Pelullo, ha letto il discorso del Sindaco dott. Mimmo Lasorsa, assente per motivi istituzionali, che riportiamo integralmente: “Oggi, 10 febbraio, è il giorno del Ricordo delle vittime delle Foibe, è il giorno per conservare la memoria della tragedia a cui furono costrette decine di migliaia di famiglie nelle aree di confine orientale dell’Istria, di Fiume e delle coste Dalmat, e durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra. Il genocidio dei giuliano-dalmati è una tragedia che per troppo
tempo l’Italia ha considerato una nota a piè pagina della storia del Novecento”.

È solo dopo molti anni, grazie anche al mutare degli assetti e degli equilibri internazionali, alla scomparsa delle grandi contrapposizioni ideologiche e alla caduta di molti pregiudizi culturali, insieme al lavoro paziente dei superstiti, delle loro associazioni, dei ricercatori e degli storici che si è potuto far luce sulla tragedia delle foibe, comprendere il dramma dell’esodo istriano, umano e dalmata e dare una dimensione pubblica, ufficiale e condivisa di una storia che oggi è parte del nostro patrimonio culturale, per quanto dolorosa.

Ed è sulla base di questa consapevolezza che, con la legge 92 del 2004, è stata istituita questa giornata
per conservare e rinnovare la memoria di ciò che non deve più accadere. La memoria è una risorsa preziosa perché e solo su unamemoria piena, condivisa, libera da censure e pregiudizi che può consolidarsi quel necessario
percorso di riconciliazione storica e culturale.

Questa pagina e tutte le altre pagine orrende e sanguinose della nostra storia sono collegate da un lo comune:
nazionalismo e guerra. Il nazionalismo, idea malsana di esaltazione del concetto di nazione; la guerra, atto
che porta a commettere violenze e vendette atroci nei confronti delle popolazioni scontte. Esattamente ciò
che è accaduta a quegli italiani che furono barbaramente uccisi.

Proprio per questo motivo, la storia deve inevitabilmente insegnarci qualcosa. È in questo caso che siamo chiamati a ripudiare ogni forma di violenza o di sopruso nei confronti dell’altro. Solo il questo modo potremo evitare che simili tragedie possano vericarsi nuovamente.

Sanità Puglia, l’OK della Videosorveglianza nelle Strutture Sanitarie Private

videosurveillance

La commissione sanità presieduta da Mauro Vizzino ha approvato a maggioranza due proposte di legge, una a firma Antonio Tutolo “Disposizioni per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno di anziani e persone con disabilità” e l’altra a firma Fabiano Amati “Prestazioni odontoiatriche per pazienti fragili erogate in strutture pubbliche territoriali”.

All’inizio dei lavori, l’assessore alla sanità Rocco Palese, ha espresso ferma censura e condanna nei confronti degli autori degli slogan contro i vaccini scritti sui muri del Policlinico di Bari, dicendo che ha anche contattato il direttore generale della struttura ospedaliera, invitandolo ad esporre denuncia e a tirare fuori le immagini delle telecamere installate.

L’assessore Palese ha inoltre evidenziato che se l’OMS in questi giorni ha potuto dichiarare cessata la pandemia, che ha provocato 21 milioni di morti, lo si deve soprattutto all’autorizzazione preventiva delle vaccinazioni che hanno assicurato una importantissima protezione alla popolazione, ribadendo infine che oggi siamo fuori dalla pandemia proprio grazie ai vaccini.

Nello specifico, la proposta di legge approvata in ordine alla prevenzione e contrasto delle condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno di anziani e persone con disabilità nell’ambito delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali a carattere residenziale, semi-residenziale o diurno, prevede la formazione obbligatoria iniziale e permanente del personale che opera nelle strutture finalizzata, in particolare, all’apprendimento delle pratiche e delle tecniche della relazione empatica secondo le migliori pratiche sviluppate nelle diverse realtà operanti sul territorio.

Ma prevede anche che le strutture private provvedano autonomamente all’installazione delle telecamere a circuito chiuso e ne diano comunicazione alle aziende sanitarie locali in caso di strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali.

La proposta di legge del consigliere Fabiano Amati, invece, consente l’erogazione di prestazioni odontoiatriche a invasività minore, media e maggiore, per pazienti fragili con disabilità psicomotoria o con disturbi del comportamento, il cui periodo d’osservazione per complicanze post-intervento non sia superiore a 24 ore dal termine della procedura.

Le strutture abilitate per le prestazioni previste non potranno essere inferiori a due per ogni azienda sanitaria, collocate all’interno di ambiente protetto e corrispondente ai Punti Territoriali d’Assistenza dotati di servizi chirurgici con relativo servizio di anestesiologia.

(Comunicato stampa Regione Puglia)

Regione Puglia, approvati i primi Riconoscimenti delle Attività Storiche e di Tradizione

Sono 455 le attività storiche pugliesi che, avendo i requisiti previsti dalla L.R. n. 30/2021, riceveranno i primi riconoscimenti di negozio storico, bottega artigiana storica o locale storico e saranno così inserite nell’apposito elenco regionale.

Attraverso l’avviso per manifestazione di interesse pubblicato lo scorso luglio e finalizzato, coerentemente con la legge regionale 30/2021, a riconoscere le attività storiche e di tradizione che costituiscono testimonianza della storia, dell’arte, della cultura e della tradizione imprenditoriale del territorio pugliese, saranno inseriti nell’elenco regionale per questa prima fase:

  • 243 negozi storici, vale a dire unità locali che svolgono attività di commercio al dettaglio in sede fissa o all’interno dei mercati su aree pubbliche;
  • 140 botteghe artigiane storiche, unità locali artigianali che svolgono la produzione, la vendita diretta al dettaglio di beni o servizi;
  • 72 locali storici, unità locali esclusivamente o prevalentemente dedite alla ristorazione o alla somministrazione di alimenti e bevande.

Di queste, le attività storiche “Patrimonio di Puglia”, vale a dire con almeno 70 anni di attività , sono complessivamente 35 e le attività storiche con almeno 40 anni di attività sono complessivamente 151.

“La Legge regionale e il conseguente avviso pubblico – ha dichiarato l’assessore allo Sviluppo economico, Alessandro Delli Noci – rappresentano uno strumento per promuovere e valorizzare le attività commerciali, artigianali e dedite alla ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande che costituiscono testimonianza storico-culturale del territorio pugliese.

Un marchio identificativo che consentirà a queste realtà di beneficiare di numerosi interventi tra cui contributi a fondo perduto ai titolari delle attività, agevolazioni per l’accesso al credito, agevolazioni, premialità o riduzioni per tributi regionali, imposte e tariffe comunali, supporto per i contratti di apprendistato per l’ingresso delle giovani e dei giovani nel mondo del lavoro, premialità nella promozione di bandi regionali per la tutela delle imprese territoriali, promozione dell’Elenco Regionale nei circuiti turistici, promozione di percorsi formativi specifici per titolari e dipendenti per tutelare l’identità delle attività delle imprese storiche e di tradizione del territorio pugliese.

Per questa ragione, sono molto soddisfatto di questo primo risultato, possibile grazie al lavoro di squadra che ha coinvolto per supporto tecnico e istruttorio la rete dei Centri di assistenza tecnica (CAT) e dei  Centri di assistenza tecnica per l’artigianato (CATA), che ringrazio”.

(Comunicato stampa Regione Puglia)

Terza Età, in Attesa della Riforma Pensionistica c’è Quota 103

A cura di Daniele Zicca.

Quest’anno, probabilmente, ci sarà la tanto invocata riforma previdenziale che gli italiani attendono da oltre un decennio, in sostituzione della légge Fornero. Per far in modo che le nuove norme siano valide dal 1.1.2024, è fondamentale che la legge sia approvata entro l’estate attraverso una procedura autonoma separata dalla légge di Bilancio, in modo da consentire all’INPS di diramare le circolari esplicative.

Per il 2023, invece, il Governo in ambito previdenziale è intervenuto in maniera molto limitata, includendo le misure nella legge di Bilancio approvata a fine anno. Una delle poche novità riguarda la “Quota 103” (41 anni contributi + 62 di età), valida per il solo 2023. Per eludere la Legge Fornero (che prevede pensione a 67 anni e almeno 20 di contributi, oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne), la legge di Bilancio 2023 ha introdotto questo nuovo meccanismo per l’uscita anticipata.

Anche Quota 103, come Quota 100 e Quota 102, si congura come una pensione anticipata con requisiti in deroga rispetto alle condizioni previste per i trattamenti ordinari della legge Fornero. Va precisato che gli iscritti a due
o più gestioni previdenziali hanno la possibilità di cumulare i periodi assicurativi non coincidenti nelle stesse
gestioni amministrate dall’Inps.

Andando più nel vivo di questa misura, i lavoratori che hanno maturato i requisiti previsti dalla legge entro il 31 dicembre 2022 potranno riscuotere la pensione a partire dal 1° aprile 2023, e nel caso siano dipendenti pubblici dal 1° agosto. Coloro i quali li raggiungeranno dal 1° gennaio, avranno il primo assegno pensionistico trascorsi tre mesi dalla data di maturazione, mentre per gli statali rimane inalterata la nestra (periodo di attesa) di sei mesi previa presentazione della domanda di cessazione dal servizio con un preavviso minimo di 6 mesi.

Fa eccezione alla disciplina del periodo di attesa per la liquidazione della prestazione il personale del comparto
scuola. Esiste infatti un’unica nestra di uscita per i dipendenti della scuola, e quindi non può essere applicata la nestra di attesa di 6 mesi per soddisfare le condizioni per l’uscita dal mondo del lavoro: tutti coloro che avranno diritto alla Quota 103 nel corso del 2023, sia prima che dopo il 1° settembre 2023, potranno essere collocati a riposo il 1° settembre 2023.

Per potersi pensionare in tale data, le domande di cessazione dal servizio dovranno essere presentate entro il 28
febbraio. Per la presentazione della domanda di pensione occorrerà aspettare la circolare dell’INPS, esplicativa delle modalità di presentazione della domanda di pensione Quota 103 e le relative istruzioni, che molto probabilmente arriveranno a breve.

I requisiti per Quota 103, una volta perfezionati in questo 2023, sono cristallizzati: il collocamento a riposo può avvenire in qualsiasi altro momento successivo. L’ammontare della pensione Quota 103 è calcolato senza penalizzazioni, ma non può superare 5 volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente (2.818,70, tenuto conto che il trattamento pensionistico minimo mensile anno 2023, in base alla circolare INPS n. 135 del 22.12.2022, è pari a Euro 563,74).