A cura del Pres. Annito di Pietro.

L’argomento cultura è stato più volte trattato dal sottoscritto e affrontarlo continua a essere molto arduo. La cultura di un popolo, si sa, è l’insieme delle sue tradizioni, del sapere scientifico, letterario e storico. Raccontare, descrivere e fare l’analisi in questo campo è avventuroso e difficile, soprattutto per il nostro territorio.

Cercherò nel modo migliore di consegnare alla stampa le mie riflessioni a riguardo. Un noto ministro della Repubblica Italiana pronunciò una frase rimasta famosa a tutti noi: “Con la cultura non si mangia”. Probabilmente è vero. Prima di tutto bisogna dire che il nostro è un paese relativamente giovane.

Per delineare la sua identità storica, per scoprirne le radici e le caratteristiche che ne hanno segnato lo sviluppo sociale e culturale dobbiamo partire dall’inizio del XVII secolo, quando il vasto territorio di Orta fu acquistato dai Gesuiti che edificarono il convento e la Chiesa di S. Maria delle Grazie con attorno il primo nucleo di abitanti.

Se vogliamo, però, datare con più precisione la nascita di Orta, dobbiamo risalire al 1769, quando i Gesuiti vennero espulsi dal Regno di Napoli e i lori possedimenti annessi al patrimonio della Corona. Pochi anni dopo, nel 1774, sul consiglio del ministro Bernardo Tanucci, il re Ferdinando IV vi insediò cinque colonie: Orta, Stornara, Stornarella, Ordona e Carapelle, i cosiddetti Cinque Reali Siti.

Quattrocentodieci braccianti nullatenenti (dei quali centocinque destinati a Orta), provenienti da una ventina di comuni del Nord barese nonché dell’Appennino Dauno, del Gargano, degli Abruzzi, e dell’Irpinia, andarono a popolare questi nuovi centri. Si tratta di popolazioni con culture diverse che hanno influenzato e dato vita al dialetto ortese, a tradizioni e a modi di comportarsi.

Possiamo definire Orta un paese interclassista, interculturale, accogliente e ospitale. Tutto questo continua tutt’ora con l’immigrazione che si contrappone a una continua emigrazione verso il Nord Italia e l’estero per ragioni di lavoro. Il 14 giugno 1806 Giuseppe Bonaparte innalzava Orta a rango di Comune.

Negli anni cinquanta e sessanta del Novecento la frenesia del nuovo condusse le varie amministrazioni comunali e le varie autorità, anche ecclesiastiche, a trasformare l’architettura dell’antica Orta, demolendo la suggestiva chiesa gesuitica, il vecchio municipio, il vecchio carcere, il vecchio borgo con la relativa piazzetta che si raggiungeva attraversando un arco storico di epoca romantica su cui si ergeva un antico palazzo.

Alla luce dei fatti possiamo affermare che, mi dispiace dirlo, è mancato l’amore e il rispetto per ciò che i nostri avi ci avevano tramandato. Per non parlare, poi, delle nostre tradizioni religiose che sono state assai ridotte, se non addirittura cancellate. Tutto questo ha modificato e falsato il nostro modo di essere, la nostra cultura.

Ad ogni modo, a tutte queste negatività si contrappone la presenza di molte associazioni culturali che rappresentano il fiore all’occhiello della nostra città: l’associazione “Studi Storici dei Cinque Reali Siti”, quella de “L’Ortese”, “l’Unitre”, la “Pro Loco”, il circolo “Agorà”. Queste associazioni svolgono attività meritorie tanto da ricevere gratiticazioni e riconoscimenti da parte delle autorità locali.

Una delle più antiche, e forse la prima, è l’associazione culturale “Studi Storici dei Cinque Reali Siti”, nata intorno agli anni sessanta del Novecento e attualmente presieduta dalla sig.ra Antonietta De Leo. Bisogna ricordare, inoltre, la figura di Michele Fabbiano, venuto a mancare recentemente, che con il suo impegno ha dato lustro e vigore all’associazione con la formazione di una discreta biblioteca di libri antichi e oggetti vari.

L’associazione della “Pro Loco” si va distinguendo negli anni e, con alterna fortuna, presenta varie iniziative come il carnevale dei bambini e il falò dell’Immacolata, seguite con entusiasmo dalla popolazione ortese e in particolar modo dai bambini. Le attività parrocchiali non sono da meno e, in vari modi, contribuiscono all’arricchimento culturale dei propri parrocchiani. Don Ignazio Pedone, ex-parroco del SS. Crocifisso, con la collaborazione di molti giovani, ha dato vita durante la Settimana Santa a riti sacri, culminanti a sera con la rappresentazione teatrale “la Passione di Cristo”.

Il coinvolgimento della popolazione è sempre stata grande perché la messa in scena si svolge per le vie del paese. Anche la parrocchia di BVM Addolorata può vantare grandi eventi come la tradizionale festa patronale in onore di Sant’Antonio da Padova e la festa di tutti i santi, con l’annessa commemorazione dei defunti.

Ed ora mi sia concesso di parlare di due associazioni: l’associazione culturale “L’Ortese” e “l’Unitre dei 5 Reali Siti”. La prima nasce a Orta Nova nel 2003 per volere di un gruppo di professionisti che intendono raggiungere obiettivi culturali mediante incontri, presentazione di libri, dibattiti, mostre che mettano in vetrina gli ortesi e i loro meriti, ai più sconosciuti. La “Settimana della Cultura” è un evento in cui vengono presentate opere artistiche

(dipinti, sculture, fotogra?e) e letterarie. La suddetta associazione ha inoltre istituito un riconoscimento, “L’Ortese nel mondo”, denominato poi “Premio Carolina Pugliese” ora “Il Seminatore”, tramite cui si premiano le eccellenze dei Reali Siti, sparse nel mondo. Un soddisfacente successo ha riscosso, e continua a farlo, il periodico “Lo Sguardo sui Reali Siti” dove vengono riportati avvenimenti culturali e notizie di rilievo, racconti e curiosità sul nostro territorio.

Il progresso in campo scientifico e medico dona all’umanità una vita media allungata che potrebbe trasformarsi in un sentiero di solitudine, d’emarginazione e di non autosufficienza ma grazie alle iniziative dell’Unitre può essere vissuta in serenità: attraverso i frequenti incontri si generano relazioni, condivisioni di pensiero e punti di vista, oltre che di arricchimento culturale. In poche parole, come spesse volte è stato detto “L’Unitre insegna l’arte di invecchiare bene”.

Tutto questo è a difesa della reputazione del cittadino ortese, persona dignitosa, pacifica, accogliente, rispettosa e laboriosa contrariamente a quanto la carta stampata racconta. Un pensiero e qualche riflessione meritano le associazioni combattenti, come l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), l’ANCR (Associazione Nazionale Combattenti e Reduci) e l’A.N.F.C.D.G. (Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra).

In queste associazioni, con il passare degli anni, sono venuti meno i soci, portando queste realtà quasi alla scomparsa e la cosa risulta tangibile se si pensa all’assenza dei cittadini durante le manifestazioni e le ricorrenze a livello nazionale. Pertanto, prendo spunto da queste ri?essioni per invitare i figli, i nipoti, i pronipoti e i simpatizzanti ad autoconvocarsi e a far rinascere tali associazioni.

La mia rivista “Lo Sguardo” racconta la storia di tanti eroi ortesi, morti per difendere la Patria, allo scopo di creare attrazioni, convegni e iniziative per risvegliare l’amor patrio. Quando progetto iniziative di tal fatta, penso sempre ai più giovani, perché loro sono il futuro. I nostri eroi, i nostri fratelli caduti per la Patria, aspettano un risveglio dei cittadini ortesi per ricordarli e soprattutto non dimenticarli.

Con questa mia riflessione certo non voglio cancellare o omettere i pubblici fatti di cronaca avvenuti negli ultimi anni, ma è bene mostrare e parlare anche di un altro volto di Orta Nova, terra generosa, ricca di frutta, ortaggi, frumento e uva, nonché di tanti uomini, donne e giovani che rappresentano il fiore all’occhiello del nostro territorio. Tutto questo è fonte viva che dà e semina cultura per la nostra gente.

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